Come le truppe sovietiche hanno conquistato il Reichstag

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La presa del Reichstag da parte delle truppe sovietiche e l’alzabandiera dell’Armata Rossa

Il palazzo del parlamento tedesco nel 1945 non aveva alcun significato militare o politico. Eppure, i sovietici lo consideravano il cuore dell’odiato regime nazista.

“Negli ultimi istanti del giorno calante, tra le nuvole di fumo appariva un’enorme e cupo edificio. La cupola a costoloni che lo sovrastava luccicava di frammenti di vetro rotto”: così il colonnello Fedor Zinčenko, il cui 756° Reggimento Fucilieri partecipò all’assalto, vide il Reichstag il 29 aprile del 1945.

Un assalto pesante

A mezzogiorno del 30 aprile l’artiglieria della terza Armata d’assalto iniziò a bombardare il Reichstag. Decine di cannoni e carri armati colpirono l’edificio a colpi diretti, mirando alle finestre dove il nemico si era messo in appostamento.

Le postazioni delle truppe sovietiche distavano solo 250 metri dall’ingresso principale, ma se ne potevano superare non più di cento. Questa situazione si protrasse per diverse ore. Tuttavia, pian piano, i soldati sovietici rispondevano al fuoco e strisciando carponi riuscivano a nascondersi dietro ai mezzi blindati distrutti. In questo modo riuscirono ad avvicinarsi al palazzo e dare il colpo finale.

“I nazisti stanno scatenando un uragano di fuoco contro di noi, ma il nostro attacco non si indebolisce. Mancano 50…30…20 metri per raggiungere la scalinata verso l’ingresso principale del Reichstag. Vi è un incredibile movimento di persone, esclamazioni e comandi”, ricordava il fante Michail Bondar’.

La battaglia per il Reichstag

Posizionandosi a sinistra e a destra dell’ingresso, i soldati colpirono il portone con le granate e si precipitarono all’interno. La sera del 30 aprile iniziarono i combattimenti all’interno del Reichstag.

“Nei corridoi, nelle stanze e nelle sale risuonavano spari, granate e urla degli avversari. All’interno dell’edificio bruciava tutto, le stanze erano coperte di fumo” scrisse il colonnello Zinčenko.

Nonostante la forte resistenza nemica e i contrattacchi tedeschi, le truppe sovietiche riuscirono a conquistare un punto d’appoggio al piano terra.

Uno dei compiti principali delle truppe sovietiche durante la battaglia per il Reichstag era quello di issare la bandiera rossa sul tetto. Così, le truppe d’assalto penetrarono nel primo piano e poi andarono direttamente sul tetto.

Già al crepuscolo, sotto il fuoco nemico proveniente dagli edifici vicini, i soldati lasciarono cadere i drappi rossi. Michail Egorov e Meliton Kantarija, sergenti del 756° Reggimento Fucilieri, issarono la bandiera della Vittoria.

La resa

Dopo una breve tregua notturna, i combattimenti proseguirono per tutta la giornata. Gli spari, le granate e i bazooka provocarono una tale quantità di fumo e di polvere che la visibilità era quasi nulla.

Alle 19:00 l’Armata Rossa aveva completamente circondato il Reichstag e la guarnigione non poteva più sperare in un sostegno esterno. I tedeschi cercarono di contrattare vari termini di resa, ma ricevettero una risposta categorica: solo una resa completa e incondizionata.

I 300 soldati nemici superstiti si arresero la mattina del 2 maggio. In quella stessa mattinata, l’intera guarnigione di Berlino cessò la resistenza. La presa del Reichstag da parte delle truppe sovietiche andò a buon fine.

Oltre due milioni e mezzo di soldati tedeschi furono uccisi durante i combattimenti per il Reichstag e i territori limitrofi. Le perdite dell’Armata Rossa rimangono sconosciute.