I complimenti, gli elogi e le attenzioni possono pregiudicare la propria figura professionale se mossi da stereotipi di genere. Come riconoscere la presenza di un sessismo mascherato e come prevenire la tolleranza di commenti inappropriati sul posto di lavoro?
Dalla gentilezza all’ostilità: il passo è breve
Quando si discute di femminismo in Russia, inevitabilmente ricorre il mito, tramandato da tempo dall’URSS, di essere stato il primo Paese al mondo a conquistare la parità di genere.
Questo atteggiamento viene solitamente impiegato per spiegare la non-obbligatorietà del pensiero “occidentale”: le mogli di Stepford erano stufe di stare a casa ad aspettare che i mariti tornassero dal lavoro e volevano prendere in mano la propria vita, ma le donne russe, fin dal 1917, lavorano in condizioni di parità con gli uomini nelle fabbriche e nei campi e, naturalmente, ricoprono posizioni dirigenziali. Pertanto, secondo questa teoria non vi è nulla di vergognoso nell’accettare occasionalmente i complimenti e nell’essere semplicemente felici dei fiori e degli omaggi dei colleghi uomini e rimanere sempre belle, gentili e premurose.
Ma questi gesti galanti sono davvero così innocui?
Nel 1996, i ricercatori americani Susan Fiske e Peter Glick hanno introdotto il concetto di sessismo ambivalente. Quest’ultimo si contrappone al sessismo inteso esclusivamente come visione negativa e ostile delle donne. Secondo questi studiosi, infatti, il sessismo combina tratti negativi e positivi, risultando così ambivalente. Se da un lato il sessismo ostile descrive un atteggiamento apertamente sprezzante o aggressivo nei confronti delle donne che contravvengono ai ruoli di genere tradizionali, dall’altro il sessismo benevolo è indirizzato alle donne che si conformano alle aspettative della società e si presenta come un’adorazione premurosa o cavalleresca.
Il sessismo benevolo ritrae le donne come fragili, premurose, deboli e bisognose di protezione e che idealizza tali qualità come “realmente femminili”. Tale sessismo è anche definito sessismo amichevole o nascosto.
Nell’ambiente di lavoro, ciò porta ad atteggiamenti distorti nei confronti delle donne. Ad esempio, queste ultime possono essere considerate più attente, diligenti o addirittura ispiratrici: in pratica, delle “muse”. Si tratta di qualcosa che può sembrare piacevole, ma che alla fine, come dimostrano le ricerche, porta spesso a conseguenze negative.
Il sessismo benevolo stereotipa le donne, che devono quindi disporre delle qualità sopra menzionate, e non essere testarde, aggressive o desiderose di dominare. Socialmente, quest’ultimo si esprime di solito sotto forma di complimenti, galanteria e disponibilità a concedere favori, ma di fatto sfocia nel sessismo ostile.
Una correlazione simile è stata riscontrata da ricercatori che hanno confrontato il livello di sessismo benevolo e ostile in diversi Paesi. Si è scoperto così che nelle culture in cui gli atteggiamenti negativi nei confronti delle donne sono più pronunciati, i comportamenti cavallereschi sono altrettanto comuni.