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I chimici hanno creato saponi e detergenti a partire dalla plastica

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Gli scienziati del Virginia Institute of Technology hanno presentato una nuova tecnica per scindere la plastica, trasformandola in materia prima utilizzabile per produrre saponi. Ecco in cosa consiste questa innovativa tecnologia.

Un gruppo di ricerca guidato da Greg Liu, professore del Dipartimento di Chimica della Virginia Tech, ha sviluppato un metodo per trasformare alcune tipologie di plastica in saponi, detergenti e lubrificanti. Gli studiosi hanno lavorato a questa tecnologia per circa sei anni.

Qual è la particolarità della tecnologia?

La trasformazione della plastica avviene tramite termolisi, un processo di scomposizione di una sostanza, in questo caso polipropilene e polietilene, tramite il calore. La plastica viene inserita in un reattore progettato appositamente per lo studio, in cui i materiali vengono riscaldati a una temperatura compresa tra 340 e 400 °C. Il processo porta alla scomposizione della plastica in prodotti liquidi (olio), gas e residui solidi.

Il gas prodotto viene utilizzato come combustibile per alimentare il reattore. Tuttavia, l’attenzione degli scienziati si è concentrata principalmente sull’olio generato dal processo. Questo olio può essere impiegato come materia prima per produrre saponi, detergenti, lubrificanti e altri prodotti.

La fase successiva, considerata dagli esperti la più complessa, consiste nel ridimensionare il sistema per un’applicazione su scala industriale L’uso di tecnologie innovative su larga scala, infatti, spesso non risulta economicamente vantaggioso. Attualmente, il team è alla ricerca di investitori disposti a finanziare la costruzione di un reattore che operi in modo continuativo, oppure a supportare la creazione di una start-up privata.

“Sì, possiamo creare saponi da alcuni pezzi di plastica, ma è possibile utilizzare tonnellate di plastica per produrre sapone e detergenti in modo economicamente sostenibile? Abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di dollari per scoprirlo. La buona notizia è che stiamo formando studenti e giovani ricercatori di talento, che potranno continuare a sviluppare questa tecnologia in futuro. Tuttavia, ci servono più risorse, in particolare fondi per costruire e testare i reattori”, ha spiegato Greg Liu.

Gli scienziati devono anche verificare se la tecnologia possa essere applicata ad altre classi di polimeri. Finora il metodo è stato testato solo su polimeri con codici di riciclaggio 2, 4 e 5, ovvero polietilene ad alta densità, polietilene a bassa densità e polipropilene.

Perché questa tecnologia è importante

Secondo i dati delle Nazioni Unite, l’inquinamento da plastica triplicherà entro il 2060. Già oggi la plastica compromette gli ecosistemi acquatici, danneggia i suoli, avvelena le falde acquifere ed ha effetti negativi sulla salute umana.

“Spero che in futuro troveremo una soluzione e che la plastica non rappresenterà più un problema di cui preoccuparsi. Col tempo, la società se ne farà carico: possiamo trasformare i rifiuti in sostanze chimiche e materiali utili”, ha concluso Greg Liu.